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La favola di Atalanta. Guido Reni e i poeti

Alla Pinacoteca nazionale di Bologna le opere dei grandi maestri della pittura felsinea dialogano con i letterati dell’epoca. Fino al 16 febbraio 2025
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La storia ufficiale dell'Arte ci ricorda che esistono almeno due versioni (ma sicuramente ne esistono altre, ci dice la critica) del celebre dipinto "Atalanta e Ippomene" di Guido Reni. Queste due magnifiche versioni, che resero celebre quel mito tratto dalle Metamorfosi di Ovidio fino ad allora poco rappresentato in pittura, sono il fulcro della mostra in corso alla Pinacoteca di Bologna fino al 16 febbraio 2025.

Atalanta e Ippomene, le due versioni

Si tratta della versione conservata al Museo del Prado e di quella custodita al Museo di Capodimonte a Napoli. "La favola di Atalanta" ci narra che la nostra bella eroina, abile cacciatrice e restia al matrimonio, sfidava i suoi pretendenti a superarla nella corsa, credendosi invincibile. Solo il giovane Ippomene riuscì nell'impresa, con l'aiuto di Afrodite. Di seguito la cronaca. La corsa è partita: Ippomene fa improvvisamente cadere a terra i pomi d'oro, dono della dea. Atalanta non resiste e si ferma a raccoglierli. Ippomene riesce così a superarla e grazie a quello stratagemma a vincere la gara. Nei due dipinti di Guido Reni questo è l'attimo che viene per sempre congelato sulla tela. Le due figure emergono avvolte da un paesaggio notturno, le loro gambe si incrociano al centro del dipinto, Ippomene guarda Atalanta chinarsi e tenta la fuga in avanti. 

Pittori, poeti e letterati

A una di queste versioni del dipinto sembra ispirarsi Giovan Battista Marino, grande protagonista della poesia barocca, nel suo Adone del 1623: "Per l'arringo mortal, nova Atalanta,  l'anima peregrina, e semplicetta, corre veloce, e con spedita pianta, del gran viaggio al termine s'affretta. ma spesso il corso suo stornar si vanta, il senso adulator, ch'a sé l'alletta, con l'oggetto piacevole e giocondo di questo pomo d'or, che nome ha mondo". Oppure è il "gran pennel divino" - cosi Marino si esprimerà sull'abile mano di Guido Reni - a conoscere le ottave del poeta? L'interrogativo rimane ma la certezza è che tra i maestri della pittura felsinea (non solo Guido Reni, ma anche Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Agostino e Ludovico Carracci) e i letterati dell'epoca ci fosse uno strettissimo rapporto.  Altro esempio lo ritroviamo  in un passo della Galeria del 1620, sempre del Marino, in cui il poeta offre una descrizione poetica della Strage degli Innocenti, che contribuirà ad accrescerne la fama già presso i suoi contemporanei. 

Le Accademie

Se Guido Reni fu di gran lunga il più celebrato dai poeti del Seicento, a Bologna, seconda città dello stato pontificio, le accademie letterarie e quelle dei pittori si intrecciano, scambiandosi idee e suggestioni. Ne è un esempio l'Accademia dei Gelati, nata nel 1588 per riunire studiosi e appassionati di opere d'arte, poesia, teatro e musica. La sua insegna - presente all'inizio del percorso espositivo - è realizzata su disegno di Agostino Carracci, frequentatore assiduo dell'Accademia. Alla sua morte, nel 1603, furono i Gelati stessi a celebrare il pittore attraverso un apparato effimero nella Chiesa bolognese della Morte. 

Poeti collezionisti

L'amicizia e la collaborazione tra i pittori e i poeti bolognesi rese in alcuni casi questi ultimi dei grandi collezionisti, che amavano descrivere le opere d'arte di loro proprietà  attraverso un componimento poetico, detto ekfrasis. Due esempi fra tutti, Cesare Rinaldi (1558-1636) e Andrea Barbazza (1581-1656). Entrambi corrispondenti di Marino, erano assidui frequentatori degli atelier dei pittori. Rinaldi si fece ritrarre dal suo amico Agostino Carracci tra gli oggetti del suo "museo". Barbazza, che si fece ritrarre da Artemisia Gentileschi, possedeva tra le sue pitture la Iole di Ludovico Carracci. Entrambi i letterati ebbero uno speciale rapporto con Guido Reni e si fecero intermediari per la compravendita dei dipinti del maestro, oltre a tesserne le lodi in componimenti poetici. Possiamo ascoltare queste lodi avvicinandoci alle "docce sonore" presenti lungo il percorso della mostra, ammirando i dipinti che le hanno ispirate e passeggiando tra i capolavori di Guido Reni, dei Carracci, di Artemisia Gentileschi e Lavinia Fontana, per citare i maggiori.

Informazioni

La mostra, curata da Giulia Iseppi, Raffaella Morselli e Maria Luisa Pacelli, è allestita nel Salone degli Incamminati della Pinacoteca Nazionale di Bologna fino al 16 febbraio 2025. Il catalogo è edito da Silvana Editoriale. Imponente è il programma di attività intorno alla mostra. Per tutti coloro che visitano la mostra c'è inoltre la possibilità di entrare nella "Nuova Accademia dei Gelati" in modo interattivo e divertente.

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